Da: www.fipsas.it:
Gli interventi di alcuni “esperti” e di taluni personaggi apparsi molto recentemente su facebook e riferiti alla notizia apparsa nei giorni scorsi sul sito federale, ancora una volta dimostrano, se ce ne fosse ulteriormente bisogno, la superficialità o la malafede di chi ha più o meno scientemente voluto dare un significato diverso da quanto in effetti prevede la modifica dell’articolo 12 della 357 approvata dal Consiglio dei Ministri. Una semplice lettura del testo ufficiale, o quanto meno una banale richiesta di informazioni, avrebbe forse evitato loro di sparare accuse senza senso e di cadere quasi nel ridicolo con affermazioni che non hanno né capo né coda. Dall’esame del testo della modifica approvata dal Consiglio dei Ministri e da una accurata lettura del nostro comunicato (che essendo tale non poteva essere preciso e riportare il testo integrale della modifica) appare, infatti, evidente che le richieste di immissioni di specie alloctone (nella stragrande maggioranza dei casi relative a trote fario o iridee) non possano essere effettuate da privati o da Associazioni (e quindi in nessun caso dalla FIPSAS o da altri organismi similari), ma esclusivamente dalle Regioni che potranno presentare una richiesta ufficiale al Ministero dell’Ambiente corredata da adeguati pareri scientifici (molto probabilmente, magari, commissionati proprio a qualcuno degli ittiologi così celermente insorti in questi giorni) che diano ampie assicurazioni sulla mancanza di un impatto nocivo per la biodiversità.
A nostra conoscenza uno dei commi (il quinto) di quanto approvato dal Consiglio di Ministri dovrebbe, infatti, recitare: “L’autorizzazione di cui al comma 4 è subordinata alla valutazione di uno specifico studio del rischio che l’immissione comporta per la conservazione delle specie e degli habitat naturali, predisposto dagli enti richiedenti sulla base delle linee guida di cui al comma 1. Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, ove lo ritenga necessario all’esito della valutazione, non autorizza l’immissione. I risultati degli studi del rischio sono comunicati al Comitato previsto dall’articolo 20 della direttiva 92/43/CEE”.
In altre parole, un iter che di sicuro non sarà né semplice né rapido e di certo non automatico. Nessuna immissione selvaggia, quindi, e nessun rischio che il Ministero dell’Ambiente possa autorizzare immissioni di siluri, clarius, aspi, lucciperca, barbi spagnoli, ecc. ecc. e comunque di specie nocive o invasive (tra le quali, personalmente, non vorrei venissero inserite specie che, pur essendo alloctone, di certo troverei difficile considerare aliene invasive, come ad esempio la carpa o il black bass).
Mettetevi dunque il cuore in pace. Nessuno in FIPSAS, e di sicuro non io, ha mai avuto la minima intenzione di fare immissioni con i pesci sopra elencati e scommetterei che nessuno dei nostri tesserati lo ha mai fatto. Non avrebbe alcun senso, ce ne sono anche troppi. Direi quindi che, nella maggior parte dei casi, gli interventi e le invettive contro la Federazione effettuati in questi giorni debbano essere ascritti a una scarsa e imprecisa informazione o a superficialità, ma purtroppo direi anche che, dal tenore e dal tono di alcuni di questi, gli stessi siano da addebitarsi alla malafede di qualcuno che non aspettava altro per scaricare tutto il suo veleno sparando falsità su falsità.
Come ho già detto, e spero di averlo chiarito una volta per tutte, non è la Federazione che potrà richiedere una deroga per eventuali immissioni di specie alloctone, ma soltanto le Regioni che, come tutti sanno o dovrebbero sapere, sono le sole delegate dalla Costituzione a legiferare in materia di pesca, pur, ovviamente, nel rispetto delle leggi nazionali e comunitarie. A quel che si legge in uno degli articoli del Regolamento in questione, il testo, prima di essere approvato dal Consiglio dei Ministri, è, infatti, passato al vaglio della Conferenza Stato/Regioni, che lo ha approvato praticamente all’unanimità (e non poteva essere che così visto che la stragrande maggioranza degli assessori regionali alla pesca da anni richiede a gran voce una modifica dell’art. 12 della 357), e in seguito alla verifica del Consiglio di Stato.
Non si capiscono quindi le motivazioni della cagnara scatenatasi in questi giorni e, più che altro, non si capiscono le motivazioni per prendersela con la FIPSAS, ma forse sono io che non le capisco.
Piuttosto vorrei che qualcuno mi spiegasse perché quegli ittiologi e quegli pseudo ambientalisti, oggi così solerti ad accusare qualcuno senza sapere di cosa parlano e senza avere il buon gusto di informarsi, da decine di anni consentono nel più completo silenzio e anche con un bel po’ di connivenza che in molte acque italiane si facciano fior di immissioni di coregoni che, sinceramente, non mi pare siano proprio autoctoni, ma in quel caso nessuno dice niente e va tutto bene perché altrimenti si andrebbero a pestare i piedi ad una lobby molto potente come quella dei pescatori professionisti e quello è terreno minato, meglio far finta di niente. Per carità, niente da dire sull’immissione di coregoni che per quanto mi riguarda può e deve continuare in eterno e che peraltro sono buonissimi da mangiare e mi piacciono molto, ma richiedere un minimo di coerenza da parte di questi signori sarebbe pretendere troppo ?
Sperando, dunque, di aver fatto chiarezza su questa incresciosa e assurda situazione e di avere tranquillizzato tutti coloro che, in buona fede, sono intervenuti in modo non appropriato sull’argomento (altri sono certo che non si tranquillizzeranno comunque, ma me ne farò una ragione), prego tutti coloro che sono veramente interessati alla salvaguardia e al benessere della nostra fauna ittica di convergere sempre di più verso lotte comuni di contrasto alle tremende insidie che ci assediano da tutte le parti, insidie che ci debbono vedere compatti nel contrastarle e che oggi sono ormai all’ordine del giorno quali il bracconaggio, le asciutte selvagge, la mancanza di un adeguato flusso minimo vitale, l’inquinamento e molte altre che tutti noi conosciamo benissimo.